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Giovane eritreo apre ChiassoLetteraria

Giovane eritreo apre ChiassoLetteraria

Asam Antai, richiedente l’asilo minorenne, è intervenuto dopo il capo dicastero cultura Davide Dosi e il direttore del DECS Manuele Bertoli

All’inagurazione di ChiassoLetteraria, dopo gli interventi del capo dicastero cultura Davide Dosi e del direttore del DECS Manuele Bertoli, a nome di ChiassoLetteraria, l’orazione inaugurale è stata tenuta da Asam Antai, quattordicenne eritreo, richiedente l’asilo minorenne non accompagnato ospite del centro CRS a Paradiso, nonché giovane poeta (come a lui e a ChiassoLetteraria piace definirlo).

Trovate in PDF il suo intervento “Chi è l’essere umano”, la poesia sulla mamma e i ringraziamenti finali. “Con questo gesto, – comunica direttamente il Festival -, ChiassoLetteraria intende significare l’importanza di dare parola a chi non ha parola e di fa capire che dietro etichette come “asilanti” o “rifugiati” ci sono sempre delle persone con i loro pensieri e aspirazioni. Nessuna persona deve essere ritenuta di seconda classe”.

Alla inaugurazione ha fatto seguito, alla presenza di numerosi autori ospiti e di un folto pubblico, l’incontro con lo scrittore-giornalista Domenico Quirico intervistato, per ChiassoLetteraria, dal giornalista Roberto Antonini.

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A ruoli invertiti

Il 5 giugno si vota sulla modifica della legge sull’asilo: domande e risposte

Solitamente è la sinistra a combattere le modifiche della legge sull’asilo. Stavolta il referendum è stato lanciato dall’Udc, unico partito a scagliarsi contro il ‘riassetto’ del settore promosso dalla consigliera federale socialista Simonetta Sommaruga.
Prima serie di domande e risposte sulla riforma che si propone di velocizzare la maggior parte delle procedure d’asilo, concentrandole in Centri federali.

http://epaper2.laregione.ch/ee/lareg/_main_/2016/04/23/002/


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Migranti – Via celere per le domande d’asilo

Sommaruga lancia la campagna di voto sulla nuova legge – I tempi delle procedure saranno più che dimezzati.

Pratiche e allontanamenti trattati in appositi centri federali, riduzione dei costi e risparmi anche per i Cantoni.

CDT_corrieredelticino_20160322_5


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Serve una rete di giuristi esperti

Procedure, ammissioni provvisorie, espulsioni, centri di accoglienza, diritti, doveri del profugo… Questioni fondamentali per un avvocato che deve districarsi tra i tanti aspetti legali di una domanda d’asilo. Da qui il progetto della Fondazione Azione Posti Liberi.

“Il nostro obiettivo è attivare una rete giuridica per rifugiati, creando un gruppo di avvocati e giuristi volontari esperti sulle procedure d’asilo”, spiega Ludovica Domenichelli, collaboratrice della fondazione, il cui scopo è promuovere e sostenere iniziative a favore dei migranti, collaborando con enti che già operano su questo fronte.

Quanti avvocati hanno già aderito al vostro progetto?

Per ora una quindicina tra avvocati e praticanti. Ma ne aspettiamo altri. Cogliamo l’occasione per invitare tutti gli interessati a scrivere a info@fondazionepostiliberi.ch.

State organizzandovi anche in vista del risultato del referendum del 5 giugno prossimo contro la legge per procedure d’asilo velocizzate che prevede anche il gratuito patrocinio dei richiedenti l’asilo?

Auspicando che l’esito sia positivo, la nostra rete dovrà attivarsi sopratutto per garantire questa consulenza  gratuita; altrimenti a maggior ragione ci sarà l’esigenza di continuare a sostenere e completare ciò che già fa il consultorio giuridico di Soccorso Operaio.

Cosa implicano tempi e procedure d’asilo più ristrette?

Richiedono notevoli competenze da parte di avvocati disposti a lavorare a titolo volontario e in pochissimo tempo, cercando comunque di fare il possibile e di non inficiare l’eventuale esito positivo di una procedura.

Come funziona la vostra formazione?

Abbiamo già fatto una mattinata, due altre ne seguiranno. In seguito la fondazione garantirà continui aggiornamenti attraverso la consulenza di esperti che aderiscono alla nostra rete giuridica.

p.g.

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In grado di accogliere altri 1000 profughi

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Nel centro di Sos Ticino di Chiasso c’è un bambino che piange. Fa parte di una famiglia afghana appena arrivata, che attende d’essere sistemata in una delle strutture gestite dall’associazione. Sono giorni d’attesa nei centri ticinesi d’accoglienza per profughi. Dopo l’allarme lanciato da Berna, con la progressiva chiusura della rotta balcanica, e con Austria, Germania, Danimarca e Svezia che hanno indurito le loro politiche d’accoglienza, il flusso potrebbe ripartire dal sud. Dall’Italia e dunque alla frontiera di Chiasso potrebbe riprendere la pressione. Quanti ne arriveranno? “Cento, duecento, ma anche mille migranti in più rispetto a quelli che già abbiamo accolto, per noi non saranno mai un problema”, spiega Cristina Del Biaggio, ticinese, geografa delle migrazioni all’Università di Ginevra e dirigente dell’associazione Vivre ensemble, che si occupa della politica dei rifugiati. “Anche perché – aggiunge – seppure arrivassero mille persone in più non resterebbero a Chiasso. Ma con la chiave di riparto federale, che per il Ticino è del 3,9 per cento sul totale nazionale, verrebbero distribuite in altri cantoni. Poi, è vero che la rotta balcanica s’è inceppata, ma è altrettanto vero che noi come Svizzera nel 1999, con la crisi nel Kosovo, siamo riusciti ad accogliere oltre 40mila profughi”.

Oggi il Ticino ha complessivamente a carico 2.033 persone in procedura d’asilo. Di cui 1.074 ammessi provvisoriamente. Nel centro di registrazione e procedura federale di Chiasso, in quello di Losone e a Biasca e Stabio, ci sono in totale circa 300 asilanti. “Ne giungono e ne partono in continuazione – spiega il direttore Antonio Simona – ma non siamo ancora alla saturazione, siamo arrivati anche a ospitare sino a 500 persone”. Nei due centri della Croce rossa di Paradiso e Cadro, che come Sos Ticino invece agisce su mandato del Cantone, ci sono circa 150 persone. Altre 350 sono invece nelle pensioni e negli hotel, 45 nei due centri di Peccia, 40 al centro della Protezione civile di Camorino e il resto negli appartamenti privati. “Nelle nostre strutture l’occupazione è sempre al cento per cento – spiega Josiane Ricci, direttrice della Croce rossa svizzera sezione del Sottoceneri – e noi cerchiamo di gestire l’accoglienza nel migliore dei modi. Ora si attende questo aumento dei flussi e siamo pronti a fare la nostra parte, nell’ambito sempre del mandato che ci ha assegnato il Cantone. Chiaramente come Croce rossa noi siamo per l’accoglienza, e su questo valore crediamo molto. Fare di più si può sempre, si tratta tuttavia di vedere come e con quali strumenti si deve affrontare un’eventuale emergenza, ma su questo noi non possiamo intervenire, decidono Berna e Bellinzona”. Anche Sos Ticino attende istruzioni. “Noi – spiega la direttrice Chiara Orelli – abbiamo un preciso mandato dal Cantone per quanto riguarda la gestione degli alloggi individuali, ma non per quelli collettivi”.

Per le associazioni, la situazione per ora è nella norma. Ma il Consiglio federale ha già deciso che a fronte di un eventuale aumento dei flussi migratori, i cantoni potranno requisire i centri della Protezione civile ed i rifugi per alloggiare i nuovi arrivati. Il consigliere di Stato Norman Gobbi, ha poi spiegato che le strutture del Dipartimento delle istituzioni sono già al lavoro. “Se davvero ci sarà una emergenza – spiega ancora Del Biaggio – sarà anche un test per vedere se il nostro sistema d’accoglienza così centralizzato e statale sarà ancora capace di reggere bene l’onda d’urto”.

mspignesi@caffe.ch

 

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In grado di accogliere altri 1000 profughi

Prevista nei prossimi mesi un’ondata di migranti e anche il Ticino si prepara all’emergenza mentre dalle associazioni di assistenza arriva l’invito a voler creare altri punti di ospitalità.


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